Proveniente dal convento di S. Maria delle Grazie in Soleto, provincia di Lecce, la tela raffigurante il S. Gerolamo, di cm 75x65 la si attribuisce a Giuseppe de Ribera, noto anche col nomignolo di “spagnoletto” per via dei suoi natali iberici. Particolarmente attivo a Napoli, fu uno dei più grandi interpreti del caravaggismo, assieme a Luca Giordano e Mattia Preti.
La tela conservata presso la Pinacoteca "Caracciolo" riprende perfettamente gli schemi pittorici dell'epoca: dallo sfondo monocromatico scuro, i guizzi di luce teatrale ricavano la figura di un S. Girolamo a torso nudo, coperto sul braccio dalla porpora cardinalizia. Con la mano destra stringe un teschio, a significazione della vita eremitica, durante la quale produsse la traduzione della Vulgata, che regge con la mano sinistra. Secondo la tecnica tipica della pittura caravaggesca, la luce modellante proviene da sinistra. E' luce della grazia, luce stessa di Dio che dal nulla crea, genera e plasma. A quella luce guarda S. Girolamo, in atteggiamento estatico, quasi da essa tragga l'ispirazione della sua opera monumentale. Il forte realismo del volto, delle mani, della spalla, rendono questa tela un simbolo della pittura barocca napoletana.